ecco il mio libro, dopo richiesta vostra. premetto che è un fantasy, e che non lo faccio per un motivo ben preciso, quindi non do il meglio di me, almeno per ora. vi prego, siate sinceri ^^
Capitolo 1
Non era possibile! Non poteva succedere a me! Abbassai lo sguardo sul mio ventre, dove era conficcata la lancia che mi teneva fermo al muro. Teior si avvicinava, spada alla mano:<< E' finita Roteix. E' giunta la tua ora. MUORI!>>
<<noooooo!>> mi svegliai che stavo ancora urlando. Ansimai e mi tastai lo stomaco. Era solo un sogno, ma era tutto così reale. Feci un respiro profondo, e mi sedetti sul letto. La luce della luna penetrava dalla finestra, gettando una strana luce nella stanza: era il plenilunio. Ogni volta che la luna era piena, facevo questi strani sogni. E ogni volta me ne spaventavo. Non avevo più sonno, o meglio, avevo paura di ciò che potevo sognare. Quindi mi diressi in bagno, dove mi lavai la faccia. Alzai lo sguardo e vidi la mia immagine riflessa: un ragazzo sedicenne con capelli color fieno, sparati quà e là, occhi azzurri e profondi, naso ben proporzionato e le orecchie un po' a sventola. Non ero messo male a muscoli; andare a caccia e combattere contro gli orsi delle montagne aiuta, e non poco! Tornai in camera, presi i vestiti e li indossai indossai mentre andavo in cucina. Presi del pollo dalla dispensa, e iniziai a mangiare. Una volta finito, mi abbandonai sullo schienale della sedia e pensai alla mia vita...ero solo. Non avevo genitori, ne fratelli, ne zii. Niente! Mia madre morì durante il parto. Mio padre, poi, non ho mai saputo niente di lui, e neanche degli altri miei parenti. venni affidato ad una balia appena nato, che morì quando io compii otto anni. Da allora sono rimasto solo. Iniziò ad albeggiare, e uscii di casa. Mi stirai davanti allìuscio di casa e guardai l'ormai conosciuto paesaggio: una vallata enorme, dove gli alberi crescevano rigogliosi. Inspirai profondamente l'aria del mattino, così fresca e pungente che ti penetra fin nei polmoni. Rientrai in casa, dove presi l'arco e il pugnale, e mi avviai verso il villaggio. Non era molto lontano, ma ci misi un po' ad arrivare; non avevo fretta, e non mi andava di correre. Arrivai al villaggio dopo due ore. Lilium. Un villaggio di circa 100 persone. Conoscevo tutti, mi avevano accolto quando la mia balia morì. Li dovevo molto, si può dire che fossero diventati la mia famiglia. Andai da Hetrow, il macellaio del villaggio. Praticamente era il mio capo e quello era il mio lavoro: nessuno era abile quanto me ad uccidere tante bestie per tutto il villaggio. Bussai alla porta, e aspettai che mi aprisse:<< Buon giorno, Roteix! Splendida giornata oggi, vero?>> così mi accolse Seika, sua moglie:<<vieni, entra pure. Mio marito si sta ancora preparando, quel vecchio orso. Vuoi mangiare qualcosa?>> <<no, grazie. Ho già mangiato a casa mia. Ma grazie lo stesso.>> le sorrisi. Aveva dei capelli biondi e degli occhi neri, molto profondi. Era carina, come donna. Ben proporzionata, e sempre con il sorriso sulle labbra. Ci avviammo in cucina, dove era già seduta Yuria, loro figlia. Si alzò in piedi e mi salutò:<<ciao Roteix. Anche oggi a caccia?>> <<già. Devo pur rendermi utile al villaggio, e questo è l'unico modo che conosco.>> <<prima o poi ti accadrà qualcosa di brutto. Non potresti rimanere a casa? E poi sei lontanissimo, almeno costruisciti una casa qui, oppure...>> si fermò, e si mise a torcersi i capelli. Aveva la mia stessa età, e splendidi capelli lunghi e neri, ora sciolti. Gli occhi di un azzurro intenso, che ora fissavano il pavimento. Era una ragazza bellissima, e ci vedevamo spesso, ma non credo che ci fosse niente di più che un'amicizia molto forte:<<tranquilla, non mi succederà niente. Non preoccuparti>> mi avvicinai a lei, e le misi una mano sulla spalla <<e se arrivasse qualcuno, beh... so difendermi>> le sorrisi, cercando di incoraggiarla. Sentii dei passi scendere le scale, e vidi Hetrow che se la rideva. Era molto robusto, con capelli corti, ormai tendenti al bianco. La carnagione era scura, segno che passava molto tempo sotto il sole:<<hey, Roteix, anche oggi pronto di prima mattina, eh?>> lanciò uno sguardo a sua figlia, e alla mia mano sulla sua spalla:<<finalmente! Hai chiesto la mano di mia figlia? E' da tanto che aspetto di avere dei nipotini>> arrossimmo entrambi, io e Yuria, e dicemmo in coro:<<le cosi non stanno affatto così!>> ci guardammo, e scoppiammo tutti e quattro a ridere. Tutte le mattine si ripeteva, più o meni, la stessa scena, ma credo che Hetrow sperasse veramente che io e Yuria ci sposassimo. Comunque chiudemmo così l'argomento, e io e Hetrow andammo a caccia. Facemmo a ritroso il percorso da me prima compiuto fino a metà, poi entrammo nella boscaglia, fitta e cupa dalla quale saremmo usciti solo dopo aver procurato carne sufficiente per l'intero villaggio:<<allora? Seriamente, quand'è che ti sposerai con mia figlia?>> <<non penso che lo farò. Siamo solo amici, niente di più. Veramente! E adesso concentriamoci sulla caccia. Non vorrai farti scappare un cervo anche questa volta, vero?>> lui grugnì i risposta, e proseguimmo in silenzio, cercando di far meno rumore possibile. Ci fermammo dopo cinque minuti di marcia; davanti a noi c'era uno splendido cervo. Le corna catturavano la luce, rendendole simili all'oro:<< Si! con quelle posso farmi anche un arco nuovo. Questo ormai è distrutto>> affermai. Quindi incoccai la freccia, forse l'ultima con quest'arco, presi la mira e scoccai. La freccia si diresse verso la spalla del cervo, che centrò in pieno, ma non si fermò sulla spalla. Bensì trapassò il cervo, lasciandolo illeso. La freccia continuò il suo tragitto fino a che non si impiantò in un albero. Rimasi basito. Guardai Hetrow, e lui aveva la stessa mia faccia:<< Non è possibile. Non può esistere una creatura simile. O no?>> chiesi io, tra lo stupito e il terroeizzato << A quanto pare sì, invece. Anche io non ci credo. Prova ancora!>>. Annuii e incoccai un'altra freccia. Presi bene la mira, mirando allo stomaco. Scoccai, ma l'effetto fu lo stesso <<non ci credo! Non può essere>> mi alzai di scatto, sguainando il pugnale. Il cervo alzò la testa, ma non si mosse. A quel punto gli corsi addosso, con l'intenzione di sgozzarlo, ma non riuscii a muovermi. Il cervo mi si avvicinò, con fare maestoso, quasi imperiale. Ora che lo vedevo da vicino, vedevo che non era fatto di carne e ossa: sembrava quasi etereo. Ora eravamo faccia a faccia, e successe una cosa strana: parlò. <<dimosrti un gran coraggio, ragazzo. Penso che tu vada bene per concludere. Ascolta attentamente le mie parole, perché non lo ripeterò. Tra otto giorni, nella città di Setpra. Dovrai dire che ti manda il cervo, niente di più. Bene! Ci vediamo l', allora.>> e con queste parole il cervo sparì, e con la sua sparizione potei riprendere a muovermi. Mi girai verso Hetrow, che mi guardava con aria spaventata. Lo guardai negli occhi, poi svenni.
